Nella terminologia funebre esistono moltissime parole i cui significati sono piuttosto difficili. Le ragioni che spiegano un grado di difficoltà maggiore di queste parole che hanno a che fare con la morte e i funerali sono molte:

  1. Terminologia meno utilizzata, sia per scaramanzia, sia perchè si cerca di allontanare il pensiero delle bare di morte e della perdita di un caro, semplicemente non parlandone.
  2. Parole come estumazione, essequie o feretro hanno origine molto antica e il linguaggio comune moderno le ha un po’ relegate a nomenclatura di secondo piano.
  3. Altra teoria per spiegare questa lacuna semantica può essere connessa con il fatto che non essendo quindi abituati a utilizzarle nella lingua comune, troviamo ostile tanto la loro pronuncia, quanto intenderne il significato.

 

Che cosa significa feretro?

La parola feretro indica l’involucro mortuario che viene usato per conservare un individuo deceduto. Quando sopraggiunge la morte di un soggetto, in diverse religioni, in moltissime le zone del Mondo, è usanza raccogliere il cadavere dentro un contenitore chiamato volgarmente “cassa da morto”. Si può considerare il termine “feretro” una versione decisamente più elegante dell’accezione, più comune tra la popolazione italiana, di “cassa da morto”.

Quando si ci rivolge ad un pubblico più colto o quando si vuole usare la parola grammaticalmente più appropriata per definire le casse per morti, si dovrebbe far ricorso ad una terminologia dotta e quindi dire “feretri”. Contesti più istituzionali come scuola o lavoro dovrebbero quasi costringere le persone che vogliono far riferimento alle “casse funebri”, ad utilizzare un vocabolo all’altezza del contesto. In questi casi, oltre che feretro, si suggerisce di parlare di cofani funebri o casse mortuarie.

fiori su di una bara

Sulla correttezza poi dell’aggettivo mortuale o mortuario ci sarebbe da aprire un capitolo a parte. Senza voler entrare però nello specifico si sottolinea come la prima voce risulti meno utilizzata nella lingua scritta, ma conservi ancora molta influenza nel linguaggio parlato. Solitamente ricoperto da drappo funebre, il feretro rappresenta il simbolo del trapasso, ovvero quell’oggetto emblematico, protagonista dei funerali e seguito da tutti i partecipanti durante il rito.

Anche nell’Inghilterra si usano le bare, nonostante la maggioranza della popolazione creda nella fede protestante. Nel regno unito la traduzione letterale di “casse da morto” sarebbe coffin o, anche se meno utilizzata tra i giovani, “casket”. Quello che accade nella lingua inglese però è molto particolare, perchè nel linguaggio più colloquiale, più che utilizzare l’equivalente aulico di feretro, si preferisce ricorrere a metafore.

Ecco quindi l’uso in moltissimi film UK di espressioni letterarie come “porta della morte” (death’s door) o di una terminologia più colloquiale come “grave”, specie nei testi musicali. E’ il caso della celebre “Do not stand at my grave and weep”, della bravissima cantante Mary Elizabeth Frye.

Nell’accezione moderna il concetto di “feretro” è andato a sostituire gradualmente nella storia quello che gli antichi romani, chiamavano fercolo. Ovvio come ai tempi dell’antica Roma non vi fosse la stessa importanza attribuitagli successivamente, con la diffusione più recente del cristianesimo. I contesti storici hanno cambiato in parte l’uso di questo termine, visto che per fercolo i Romani consideravano anche un vassoio da cucina. Questo perchè, lo stesso vassoio, di dimensioni leggermente più grandi, veniva utilizzato dai vincitori di una battaglia per portare le spoglie del nemico, in segno di trionfo.

Un rito macabro che va letto contestualizzandolo al periodo di dominazione romana e alle barbarie di cui furono capaci a quei tempi. Il fercolo era quindi un oggetto a metà strada tra un contenitore da cucina e una barella da ospedale, ma il cui scopo era decisamente differente.
Dal punto di vista etimologico
La parola feretro rivela un’etimologia abbastanza semplice visto che deriva dal vocabolo latino “feretrum”, risultato a sua volta dalla voce “pheretron”, usata dai greci. Il significato di questo termine è vicino al concetto di “portare”, alla stregua di come si “trasportavano” i resti dei cadaveri dei nemici nei tempi passati o come fanno gli addetti della celebrazione funebre, quando “accompagnano” la bara verso la tumulazione, durante i funerali. Trascorso un periodo temporale di oltre 15 secoli quindi, la tradizionale valenza di “portantina”, affibbiata al feretro, a quindi lasciato spazio all’uso più moderno del termine di “cassa per morti”.

Possiamo dire, in un certo senso, che mentre storicamente assumeva un senso logico più incentrato sul suo ruolo fuori dal terreno, oggi la lingua italiana sembrerebbe dare peso più alla sua funzione “sotto terra”, ovvero come involucro che protegge una salma dal deperimento assoluto e rapido.

Non solo feretro

Oltre al più noto sinonimo di cassa da morto, vi sono altri termini che riguardano il passare al miglior vita e la ritualità di un rito funebre. A cominciare da funereo, che indica un po’ tutto quello cha ha a che fare con un funerale, ma che può assumere una valenza metaforica utilizzata per descrivere un qualcosa di triste, come ad esempio un’atmosfera in cui certo non aleggia allegria.

Allo stesso tempo esistono parole difficili, quasi auliche, spesso in latino a cui attribuiamo un attinenza semantica con la morte e la ritualità dei funerali, ma che in realtà non hanno alcuna attinenza con questa sfera della vita. Sembra quasi che quei termini a cui non riusciamo ad attribuire un significato certo vogliamo racchiuderli nel campo “oscuro”…funereo della nostra esistenza. E’ il caso della terminologia di “ad libitum” e “nequizia”. Anche se la prima parola significa “a volontà” e fa riferimento alla possibilità di prendere un qualcosa in grandi quantità, appunto “senza limite”, la conoscenza non immediata del termine lo fa sembrare un vocabolo del “dizionario mortuario”.

Eppure sotto certi aspetti può essere intesa persino come una parola allegra. In fatto stesso che venga utilizzata in musica classica per indicare che il ritornello possa essere suonato un numero di volte non stabilito, ma appunto a piacimento, fa comprendere quale grande fraintendimento si nasconda dietro alcuni vocaboli italiani più elevati dal punto di vista culturale. Stesso destino..triste spetta a nequizia, che al contrario non ha un’accezione positiva, ma nemmeno ha nulla a che fare con bare e cimiteri. Questa terminologia più aulica può essere tradotta con la parola “dissoluta”, facendo riferimento ad un’azione cattiva posta nei confronti di qualcuno.

E’ l’esempio anche di esequie, che non sarebbe altro che il significato di “funerale”. Un modo un po’ più dotto per esprimersi, ma con lo stesso significato di pompe funebri.

Significato di estumulazione

Si tratta di un’altra tra le parole italiane difficili che hanno a che fare con un funerale e più in generale con il linguaggio usato in necrologia. Si riferisce all’atto di recupero della salma mortuaria a distanza di tempo dalla data di seppellimento del loculo. La legge indica che questa operazione dovrebbe avvenire non prima dei 20 anni, a differenza della esumazione, per la quale sono sufficienti soltanto 10 anni e prevede la messa in superficie di un corpo, seppellito direttamente nel terreno e quindi senza alcuna protezione.

Ci sono delle aziende che si occupano del recupero di quanto resta di integro delle salme, incaricate dalla legge italiana di adempiere a questo compito. Trattandosi di un momento estremamente emozionante, perchè consente ai famigliari di “rivedere” la bara e quindi ciò che rimane del corpo del proprio parente, viene spesso vissuto con grande commozione. Per conoscere il giorno in cui si procederà alla esumazione e alla estumulazione bisognerà contattare direttamente i responsabili del cimitero in cui è stata deposta la cassa da morto. Essendo il significato emotivo dell’estumazione così denso, talvolta anche il cinema utilizza questo momento per aumentare il patos durante la trama.

Dal punto di vista lessicale, non si tratta di un vocabolo da linguaggio forbito, ma trattandosi di un’azione poco usuale, difficilmente viene appresa nel linguaggio comune. Se l’estumazione avviene solo dopo 2 decadi, possiamo immaginare quanto diventi “lontana” dall’idea di quotidianità, su cui si basa invece la lingua che utilizziamo. Va considerato però come esistano condizioni particolari che possono permettere di anticipare il numero di anni d’attesa, consentendo quindi la cosiddetta estrumulazione straordinaria. Per richiedere questa operazione fuori dalla norma e abbreviare i tempi legali di estumazione è necessario chiedere un’autorizzazione. Le operazioni di estumulazione e transazione della salma e dei resti mortali fatte, senza una richiesta specifica alle Autorità di competenza, sarà perseguibile penalmente.

Che cosa si intende per estumulazione straordinaria e perchè si renda necessaria, è molto semplice da intuire. Siccome né wikipedia, né i più comuni dizionari sembrano interessarsi di questi aspetti, allora ci sembra giusto parlarne, per conoscere le motivazioni che giustificherebbero il recupero della salma prima dei tempi previsti dalla normativa funeraria.
Esiste un procedimento ben preciso per fare domanda di esumazione straordinaria. L’accettazione di questa richiesta va inoltrata in ogni caso al Comune in cui è stata posizionata la cassa mortuaria.

Esistono dei moduli appositi in cui va precisato chi ne fa richiesta e le motivazioni che hanno spinto, generalmente i famigliari, ad inoltrare questo atto “speciale”. E’ proprio il sindaco il responsabile della firma di questo documento, nonché la persona giuridica che dovrà accettare o meno l’autorizzazione a procedere con l’estumazione. Solitamente, salvo qualche specifica normativa comunale, l’esumazione del cadavere e l’estumazione di feretri, necessitano dello stesso tipo di autorizzazione.
Le ragioni per cui si desidera inoltrare questo tipo di domanda “straordinaria”, sono molte, ricordiamo le più frequenti:

  • trasferimento della bara del morto. La traslazione dei resti mortali avviene spesso perchè i cari più prossimi alla persona deceduta si trasferiscono molto lontano dal luogo in cui la salma era stata tombata in un primo momento. La stessa volontà di dimenticare il luogo in cui è avvenuta la disgrazie è una tra le ragioni più frequenti per cui viene chiesta l’autorizzazione allo spostamento della cassa da una città ad un’altra.
  • volontà di effettuare cremazione del corpo defunto. Una tendenza in costante aumento, legata in grande parte alla diffusione della cultura funeraria statunitense, mediante cinema e serie tv.
    Controllare lo stato della bara, a seguito del diffondersi di spiacevolissimi odori nel cimitero o della presenza massiccia di animali decompositori che possano far nascere dei dubbi sulla qualità della chiusura della scatola mortuaria.
  • necessità di attuare l’autopsia a causa di una morte avvenuta in circostanze sospette, le cui cause “ufficiali” sembrano essere in contrasto con delle nuove prove giudiziarie.

La terza motivazione è alla base di molti processi per omicidio o l’analisi di strani casi di suicidio, su cui si vorrebbe fare chiarezza. Non è un caso se ritroviamo spesso usato il termine estumulazione durante trasmissioni televisive come “Chi l’ha visto?” o “Un giorno in pretura”. Bisogna però al contempo notare come l’accezione del vocabolo estumulazione venga spesso confuso con esumazione, il quale risulta tra l’altro più utilizzato, nonostante a conti fatti sia meno diffuso, almeno in Italia.

Si è inteso come il processo di estumulazione sia quindi il contrario di quello di tumulazione e consiste nell’estrazione dei resti (ossa e carne) del morto dal loculo in cui era stato riposto il giorno della disgrazia. Va da sé che nel momento il cui viene riesumata, sia per via ordinaria che per quella straordinaria, ci sarà qualcuno che dovrà controllare con cura l’integrità del feretro.

L’organo predisposto a verificare la condizione della bara, prima di procedere alla nuova tumulazione è il servizio sanitario della Asl di competenza territoriale.
Per maggiori informazioni su tutto ciò che riguarda le estumazioni ed esumazioni, si consiglia di visionare gli articoli 34-35-36-37 e 38 contenuti nel regolamento nazionale cimiteriale.

I costi

Essendo una pratica vera e propria, sono molte le persone che permetteranno sia il procedimento burocratico che l’operazione fisica. Si pensi a spese come bolli, diritti, personale che opera nel cimitero e altre tasse da pagare. Il prezzo necessario per un’estumulazione può raggiungere facilmente i 2000 euro. Chi è tenuto a pagare sono i parenti dei defunti o chiunque altro presenti domanda di estumulazione. Qualora si tratti di “morti famose” dal punto di vista mediatico, perchè hanno colpito particolarmente l’emotività del pubblico televisivo, è probabile che questi costi vengano facilmente sostenuti da associazioni o comitati spontanei, fondati per conoscere la verità su queste “strane morti”.

prezzo-estumulazione

Necrologia. Altro termine assai utilizzato nel vocabolario italiano e considerato non propriamente forbito, gode di una certa famigliarità, vista la frequenza con cui incontriamo questa parola su riviste e carta stampata in generale.

Il significato di necrologia è altrettanto denso quanto il suo significante, considerato che indica, nel linguaggio moderno, un testo connotato come “funebre” il cui contenuto fa riferimento alla morte di una persona. Questo tipo di messaggio viene solitamente inoltrato su quotidiani locali ed altri mezzi di stampa, allo scopo di diffondere la notizia di morte ad un pubblico quanto più ampio possibile. Questo tipo di informazione mortuaria viene veicolata sui giornali per varie ragioni, le cui principali potrebbero essere riassunte in questo elenco:

  • Paura che non tutti i conoscenti sappiano del decesso
  • Convenzione sociale molto antica, nata quasi contemporaneamente alla nascita dei giornali
  • Dare importanza a questa tragedia e quindi esaltare la figura del parente, ora riposto nel feretro, comunicando il suo passare a “miglior vita”, mediante media di grande visibilità.
    Modo per esprimere cordoglio ai parenti più stretti del defunto

Notiamo quindi come, nell’ultimo caso, la necrologia, detto comunemente anche necrologio, fà riferimento a messaggi di conforto che gli amici vogliono esprimere ai cari o partenti che stanno soffrendo maggiormente l’assenza di una persona molto amata. Esporre i propri sentimenti su uno strumento mediatico così rinomato amplifica la vicinanza che gli amici vogliono trasmettere alla famiglia, in relazione al lutto. La grandezza di questo gesto è spesso enfatizzata dai costi assai alti di questo servizio.

La commemorazione scritta, sancita attraverso necrologio, consiste nell’inserimento di una frase d’affetto che trasmetta partecipazione e solidarietà. La discriminante del prezzo fà sì che la maggior parte di questi elogi funebri vengano scritti quando muore qualche personaggio importante. L’aspetto economico dei necrologi rende ancora più “importante” la loro pubblicazione ed è facile intuire come, l’importanza del giornale su cui verranno pubblicati e il numero di lettori di questo mezzo d’informazione, saranno variabili che conferiranno al necrologio un significato maggiore.

In passato, l’accezione della parola necrologia era un po’ differente, considerato che faceva riferimento ad una commemorazione più orale che “scritta”, fatta generalmente sulle opere di un morto importante, come nei casi di un rinomato oratore. La pratica di comporre una commossa necrologia era assai diffusa e veniva svolta sia in contemporanea con le esequie del defunto che durante gli anniversari della morte.

Con il passare del tempo si è passati dal pronunciare una necrologia al “comporre” un necrologio. Gli anni e la diffusione di media più attuali rispetto alla “parola”, come invece accadeva nel periodo di massima importanza dell’arte oratoria, ha modificato in parte la modalità commemorativa, senza far perdere valore al gesto in sé. Anche se nell’ultima decade, almeno in Italia, la comunicazione tramite necrologi sembrerebbe in parte superata, non può considerarsi ancora scomparsa, perchè fà parte della ritualità funeraria.

I giornali che danno più importanza a i necrologi

E’ la sardegna la regione italiana che dimostra maggior interesse verso questa pratica. E’ la “Nuova Sardegna” il quotidiano che, ancora oggi, offre uno spazio estremamente importante tra le sue pagine. Il momento della lettura della necrologia per la popolazione sarda è un’abitudine consolidata che non sembra perdere importanza nella vita degli isolani. Da Cagliari ad Alghero l’interesse nel leggere i messaggi ai defunti è molto “vivo” nella regione d’Italia con afflitta dal favismo. Questa centralità dei necrologi lascia pensare come nei Paesi meno influenzati dall’industrializzazione e dalle dinamiche di urbanizzazione, come può essere un’isola, vi sia un maggiore legame con le tradizioni del passato.

Questo dato è confermato dal fatto che anche un altro giornale di provincia dedica una grande rilevanza a questi annunci di cordoglio, come nel caso dei necrologi Prealpina. Il giornale lombardo offre questo servizio ai suoi lettori che sembrano leggere i suoi articoli, anche perchè sanno di poter trovare un numero nutrito di pagine che si occupano dei decessi locali, avvenuti nella giornata appena trascorsa. Anche i giornalisti delle redazioni del Messaggero Veneto, della Gazzetta di Mantova del giornale di brescia dedicano lunghi trafiletti e intere pagine ai necrologi, a conferma di come anche nel territorio Lombardo, in particolar modo nei paesini più interni, questo argomento funerario, legato alle morti del giorno, famose e non, diventa estremamente importante.

Tra i giornali nazionali più famosi che ospitano necrologia e ricordi scritti ai cari defunti, vi sono il Corriere della Sera, seguito da “Il Messaggero” di Roma, anche se nella Capitale, nonostante la grandezza del territorio, si parla meno di necrologia, ma molto più di agenzie funebri e carri mortuari. Seppure a Roma il numero dei fiorai sia impressionante, stando ad uno studio nazionale, i lettori e le lettrici dei quotidiani non prestano molta attenzione a questi righi commemorativi, proprio come accade a Milano. Appare evidente come nelle metropoli più grandi e moderne d’Italia si sia invece perso quest’usanza legata al passato e si preferiscano altre formule per salutare un amico o parente passato a vita migliore. Realtà cittadine, con un numero decisamente inferiore di abitanti, come Alghero, Ferrara e persino Rimini, sembrerebbero prediligere ancora i necrologi, molto più dei cittadini di grandi centri urbani come Torino, Bologna o appunto Milano e Roma. I paesini più piccoli d’Italia in cui il rito delle condoglianze scritte, tramite carta stampata, non si è ancora perso, sono: Corato, in Puglia, Vasto, in Abruzzo e Fiemme e Fassa, nella regione del Trentino Alto Adige. Si tratta davvero di piccoli borghi in cui il lutto assume ancora un valore profondo sotto il piano emotivo, a cui attraverso la necrologia, sembrerebbe onorato, nei migliori dei modi possibili.

Il declino progressivo di questo servizio è connesso con il minor interesse mostrato negli ultimi anni dalle agenzie di onoranze funebri a offrire questa commissione. Sembrerebbe che soltanto i necrologi Benedini, su tutto il territorio nazionale, propongano la diffusione di comunicazioni di conforto alle famiglie che hanno subito il lutto, includendola nel prezzo del funerale.

Altro termine “difficile”, secondo molte persone è condoglianze. Il primo ostacolo che complica la comprensione totale della parola è il modo cono cui questa viene scritta. Sono molti coloro i quali consultano wikipedia o altri dizionari online per capire se si scrive “condoglianze” oppure “cordoglianze”, con la lettera erre. La versione corretta è naturalmente la prima, eppure si continua a fare parecchia confusione sulla sua scrittura, a causa di un’assonanza, a livello di pronuncia, tra la consonante “erre” e “enne”.

Altro punto a sfavore delle condoglianze, intese come ricordo del defunto, è dato dall’ambiguità del termine, decisamente mal interpretato rispetto la concezione latina. Gli antichi romani infatti utilizzavano questa parola nell’accezione di “condivisione del dolore”, letteralmente condolersi. Purtroppo però questo valore emotivo legato all’azione di esprimere le condoglianze si traduce molto semplicemente con l’invio di un messaggio di conforto. Più che delle sincere forme di partecipazione al dramma, legato alla perdita di una madre, padre o zio però, diventa più che altro una formalità. Il significato di “vicinanza sentimentale” al dolore viene così sostituito nel tempo ad un testo di condoglianze asettico e quasi sempre costituito dalle stesse frasi.

Gli stessi mezzi tecnologici, se da un lato hanno facilitato e velocizzato i modi di inviare un messaggio scritto, da qualsiasi parte del Mondo, dall’altro hanno annullato quasi definitivamente l’idea di soffrire insieme e essere vicini, con un abbraccio o un gesto, ai famigliari che hanno subito il lutto. L’invio di sms per dare le condoglianze tramite cellulare, chiamando il numero 186 o il sistema di poste italiane per mandare h24 un messaggio di cordoglio ufficiale, tramite un servizio on line hanno modificato il concetto di contatto e unità con un più banale modo per assecondare la formalità che si nasconde dietro un biglietto o delle parole.

Le prove di un significato superato

Ci sono alcuni elementi di discussione che potrebbero dimostrare senza troppi giri di parole come il termine “condoglianza” possa tranquillamente essere cambiato, togliendo un certo imbarazzo che aleggia sulla natura di questo termine lessicale.
1) non lo usa nessuno. Il fatto che molti non conoscano il significato e che altri, pur sapendo bene
cosa voglia significare preferiscono non usarlo, dimostra la poca utilità sociale di questo vocabolo, nelle nostre vite. Si preferisce abbracciare un famigliare, stringergli un braccio in modo caloroso, ma dire condoglianze a qualcuno è molto raro. Lo fanno le persone davvero anziane, che non hanno potuto notare il cambio del significato rispetto all’antico “condolere” e si illudono ancora esista qualcosa di vero nel dire “sincere condoglianze”. Potrebbe invece esprimere il proprio dispiacere per questa morte, comunicando a voce il dolore, tramite questa espressione un po’ passata, solo chi non conosce bene la famiglia del defunto. Allo stesso tempo, si può ben intendere come, in virtù della poca conoscenza di colui che è perito, porgere le condoglianze si rivela cerimonioso ed eccessivo. In sostanza, chi lo conosce bene, farebbe una brutta figura nel dire “condoglianze” ad un amico con cui è in confidenza e risulterebbe persino fuori luogo e quasi stupido.

2) Difficoltà nel rispondere. Tanto è il disagio provocato da una persona che ti viene incontro per riferirti oralmente le condoglianze che non si sa mai come rispondere. A volte non è chiaro se il disagio percepito dalla persona che sta vivendo da vicino questo lutto possa essere mai inferiore alle buone intenzioni con cui una persona esprime questo tipo di comunicazione d’affetto, pensando di fare cosa gradita. Dare le condoglianze a voce mette in difficoltà anche chi le riceve perchè quasi mai ha delle buone frasi di ringraziamento. Si è colti così alla sprovvista da non avere il tempo di dare una risposta adeguata, tale da non essere percepita come inopportuna. L’ennesima conferma di come il significato di questa ritualità possa andare ben oltre le finalità con cui se ne fa uso.

3) Si usano altre parole. Proprio per ovviare all’imbarazzo quasi mai si fanno le condoglianze per via orale, delegando il tutto al classico telegramma funebre. Il motivo è proprio quello di non reputare il valore culturale del termine “condoglianze” all’altezza della situazione e vivere la costante paura che un suo utilizzo possa essere soggetto a fraintendimento. Capita quindi che uno usi altre locuzioni per non correre il rischio di apparire falso o essere guardato “storto”. Una pacca sulla spalla, frasi come “mi dispiace tantissimo” o un semplice sguardo commosso, valgono anche di più e vengono spesso preferite durante un funerale. Usare proposizioni come “vivissime condoglianze”, in riferimento a un morto o altri enunciati come “sincera condoglianza”, quasi per sottolineare come possano essere spesso sentite come “bugiarde”, dimostrano quanto sia difficile utilizzare bene questo pensiero di cordoglio, anche quando ci siano tutte le migliori intenzioni.
Ecco spiegato il perchè la gente preferisca un messaggio telegrafico ben espresso, al posto di esprimere le condoglianze religiose di persona, faccia a faccia.

tristezza e disperazione

Come fare le condoglianze

Il modo più comune resta sempre il telegramma. Un messaggio serio, senza punteggiatura, da inviare all’indirizzo della famiglia che piange la perdita del suo caro. Un testo di condoglianza non è mai lungo ed è privo di riferimenti specifici al legame di amicizia che legava il mittente del telegramma a colui che ora è riposto nel feretro. Più che toccare l’animo dei parenti che lo leggeranno è un segno della vicinanza al lutto, una formalità che testimonia il contatto ravvicinato tra chi ha utilizzato il mezzo telegrafico e chi ne farà lettura.

Anche se oggi si è diffusa la pratica di inviare questa comunicazione attraverso il web, grazie ai servizi telematici offerti da poste italiane, sono ancora molti coloro i quali reputano l’invio “reale” di una lettera-telegramma più adatto alla situazione luttuosa rispetto ad un testo commemorativo del defunto, spedito tramite internet. Va però precisato che non si tratta di un invio su posta elettronica e di una semplice lettura di email, ma di una procedura per inoltrare un telegramma sfruttando i mezzi online e senza fare alcuna fila presso gli uffici postali. In sostanza un telegramma online non intende snaturare il concetto di saluti di condoglianze, ma viene usato per velocizzare i tempi di consegna. Ci sono stati casi di persone che, per una maggiore rapidità nella comunicazione, hanno inviato un messaggio di conforto tramite sms telefonico.

In effetti non tutti gli amici vengono a conoscenza del lutto per tempo. A volte si viene a sapere della scomparsa di un amico a funerale già finito. Inviare dei fiori mortuari come crisantemi o garofani all’indirizzo di casa dei parenti del morto sembra un modo troppo invasivo per esprimere la propria solidarietà. Allora l’unico modo per turbare il meno possibile l’intimità famigliare che segue i giorni successivi al rito funebre e al seppellimento della cassa da morto, resta l’inoltro di un telegramma di cordoglio. Come abbiamo già precisato è il 186 il numero telefonico da chiamare per usare questo servizio, ma per risparmiare sul costo e incuranti del minimo del galateo, ci sono state persone che hanno fatto questo tipo di comunicazioni assai tristi tramite whatsapp
No comment.

E’ un tipo di comportamento che non si dovrebbe avere neanche per esprimere solidarietà per la morte di un cane. Tante volte è più efficacie il silenzio, rispetto 1000 parole, quindi sconsigliamo di inoltrare messaggi vocali via smarphone neanche in caso di decesso di animali domestici. L’amore di una famiglia per un cane o un gatto a volte è paragonabile a quello che si può avere nei confronti di un uomo. E’ giusto quindi non utilizzare comportamenti differenti.

In Inghilterra fare le condoglianze scritte è molto diffuso. Negli stessi film americani o inglesi è facile assistere a qualcuno che porge o offre le proprie “condolences” (traduzione del termine in lingua anglosassone). Anche in questo linguaggio in verbi che ricorrono sono gli stessi che usiamo in Italia e le stesse frasi più utilizzate per dare le condoglianze sono simili.

Espressioni come “deepest” o “sincere” non sono altro che la traduzione delle classiche forme “profonde” e “sincere condoglianze”. Se si sente il bisogno di esprimere il rammarico per la morte di qualche amico straniero, la cui famiglia parla inglese, potremo sempre inviare un biglietto commemorativo con frasi tipo: “Please accept my condolences”. A coloro i quali non piacciono i messaggi di testo troppo lunghi, perchè pensano che più parole vengano usate nella frase, maggiori sono le possibilità di scambiarle per qualcosa di forzoso e finto, suggeriamo di scrivere semplicemente “My condolences”. Non tutte le culture si comportano però nello stesso modo quando avviene un trapasso, al di là delle espressioni linguistiche usate. Se in Italia ci sembra cosa assai normale l’avvento di un medico necroscopo che ufficializzi la morte di un soggetto, in altri Paesi questo non avviene.

 

Ad libitum

Viene considerata a tutti gli effetti una parola difficile, non fosse altro che si tratta di un termine evidentemente latino, che ha mantenuto una certa diffusione ancora oggi. Anche se nasce come un’espressione legata o comunque vicina al contesto funerario, in realtà con il passare del tempo ha esteso la sua accezione anche in altri ambiti. Quello che significa “ad libitum” sarebbe l’equivalente di “ a scelta “.

Quando una persona utilizza il termine “ad libitum” vuole evidenziare come esista qualcosa di “non stabilito” precedentemente, ma come questo possa essere modificato a seconda delle proprie preferenze. Se si contestualizza questa terminologia, alludendo ad esempio ad un periodo di tempo, affermare che sia “ad libitum” equivale a dire che sia valido “per sempre”, in eterno. Quando una persona parla di vino ad libitum significa che è possibile bere senza limiti questa bevanda derivata dall’uva. L’etimologia spiccatamente latina fa sì che le 2 parole vengano usate anche in molte altre lingue, un po’ a tutte le latitudini, ma soprattutto in Europa. L’uso di “ad libitum” da parte di popoli non europei è una chiara dimostrazione di cultura.

Nei paesi mediterranei assume una valenza positiva, atta ad indicare grandi “possibilità” o una notevole scelta. E’ il caso del noto negozio di moda di Ibiza, chiamato appunto “ad libitum” che riassume in un unico nome l’intera filosofia di un luogo turistico ben conosciuto per discoteche e vacanze in cui si perdono i freni inibitori. Molti ristoranti hanno scelto questa parola come nome per il proprio locale, sottolineando le grandi quantità di cibo o l’ampia scelta, prevista per i propri clienti. E’ il caso dei proprietari del ristorante “Ad libitum” di Copenhagen che propone un ampio buffet di cucina mediterranea e riceve un gran numero di recensioni positive su Trip Advisor.

Ad ogni modo il settore in cui viene largamente adoperato questo termine aulico è la musica. Quando leggendo uno spartito, dopo le note e il testo della canzone o gli accordi di una ballata, troviamo l’abbreviazione rit. Ad lib., se non conosciamo il significato, potremmo restare un po’ basiti, non sapendo come suonare quel “pezzo”. Eppure è molto semplice, perchè, attraverso questa definizione, si informa il musicista che dovrà esereguire il ritornello un numero di volte non precisato. Ultimare un motivetto ad libitum significherà porterlo interpretare un po’ a piacere, scegliendo di eseguire il ritornetto 3 volte, come pure solo 1, a discrezione di colui che sta eseguendo la canzone. Nella città belga di Bruges vi è un B&B intitolato guarda caso “ad libitum” che, arredando gli ambienti con elementi musicali e oggetti legati al mondo delle canzoni, ha ricevuto un discreto successo.