Da qualche anno a questa parte si può costatare che la Cina sta invecchiando rapidamente, la popolazione ha un’età media di 76 anni; nelle grandi metropoli si vive più a lungo mentre nelle province povere del Paese si verificano ancora numerose morti premature per malattie infettive e malnutrizione infantile.
Tra le personalità di nazionalità cinese che hanno perso la vita nel 2017 bisogna segnalare Liu Xiaobo: attivista, critico letterario e scrittore cinese, insignito del premio Nobel per la Pace nel 2010, arrestato con l’accusa di incitamento alla sovversione del potere dello stato e condannato a 11 anni di prigione. Dopo essersi ammalato di cancro al fegato, Liu Xiaobo ha chiesto di uscire dal carcere, è stato trasferito in un ospedale a Shenyang per passare la fase terminale della malattia, morendo da detenuto il 13 luglio 2017. Va ricordato poi il politico cinese Qian Qichen deceduto il 9 maggio 2017, membro del Partito Comunista Cinese che ha ricoperto incarichi politici e diplomatici: fu ex ministro degli esteri cinese ed un punto di riferimento della politica estera di Pechino negli anni 1988-1998.
La Cina lo scorso 22 novembre 2017 ha pianto la morte di Mona Fong, produttrice cinematografica e televisiva con un passato nel mondo dello spettacolo come cantante ed attrice.
Ai funerali di Mona celebrati con rituale buddista hanno partecipato amici, familiari e colleghi. In questo inizio del 2018 si è registrata la morte del nuotatore cinese Huang Wenpan, vincitore di cinque medaglie d’oro ed una d’argento ai Giochi paralimpici di Rio de Janeiro 2016. Il pluricampione paralimpico classe 1995 ha perso la vita il 16 marzo per le lesioni riportate dopo un incidente automobilistico.
I morti cinesi: dicerie
I cinesi non sono immortali come vociferano malignamente i cinici, anche loro muoiono, ma è raro assistere in Italia ad una cerimonia funebre nonostante le comunità cinesi siano ben integrate in alcune regioni. La morte di un membro della comunità cinese è accompagnata da mezze verità o vere e proprie leggende, alimentando una domanda che rimbalza spesso tra le bocche degli italiani: ma dove finiscono i cinesi morti ?.
Nelle pagine di “Gomorra” di Roberto Saviano si legge di container che occultano corpi di uomini e donne cinesi ipotizzando che quelli morti in Italia vengano fatti sparire subito per riciclare i documenti; una maldicenza asserisce che i defunti cinesi verrebbero gettati in mare o serviti sulle tavole dei ristoranti cinesi. Non è vero che i cinesi non muoiono mai, ma parlano poco di morte per il grande rispetto per questo tema.
Avete mai visto il funerale di un cinese?
La comunità cinese in Italia è composta soprattutto da giovani, perché le persone più anziane fanno ritorno in patria per vivere la vecchiaia lì. Anche motivi di carattere culturale e sociologico giustificano il basso numero di defunti cinesi fuori dai confini nazionali.
Secondo i dati di AssoCina, i cinesi giunti in Italia con emigrazione di massa negli anni ’90 erano relativamente giovani (età media tra i 28-30) e gli anziani immigrati di solito ritornano in patria per auspicare una buona morte.
Per i cinesi è importante essere seppelliti nel loro Paese d’origine, anche se si muore fuori dai confini nazionali, per evitare gli oneri legati al rimpatrio della salma gli anziani preferiscono tornare in Cina per vivere gli ultimi anni della loro vita. In caso di morte improvvisa non in patria si può provvedere all’eventuale cremazione ed al rimpatrio della salma; la sepoltura può essere disposta in Italia soprattutto se la famiglia del defunto non può sostenere le spese per espatriare i resti; le associazioni cinesi presenti sul territorio italiano raccolgono il denaro per affrontare le spese per trasferire un defunto senza parenti verso la terra di origine e celebare in patria i funerari. Lo svolgimento di un funerale cinese nel nostro Paese richiede un’organizzazione impegnativa per assolvere ad oneri di carattere burocratico e linguistico, la famiglia può decidere di seppellire il defunto in uno dei cimiteri cinesi presenti nella Penisola oppure nei nostri cimiteri dove iniziano a spuntare tombe di persone cinesi.
Cerimonia funebre cinese
Per la cultura cinese lo spirito dei defunti continua a vivere nell’aldilà, per questo il rito funebre viene eseguito in maniera maestosa, un funerale non organizzato bene può portare sventura a tutta la famiglia. I riti funebri cinesi sono simili a quelli della tradizione e mirano ad augurare un destino positivo dello spirito e della famiglia del defunto.
Il rituale può prevedere delle variabili che dipendono dall’età del defunto, dalla causa del decesso, dall’estrazione sociale e dalla ricchezza della famiglia. Il defunto viene accompagnato nel cammino ultraterreno con preghiere, marce, sottofondo musicale, petardi e fuochi; durante la veglia si bruciano soldi ed oggetti di carta come segno di buon auspicio per il viaggio nell’aldilà garantendo una rendita sufficiente al defunto; vengono coperti o rimossi gli specchi per scongiurare un altro lutto in famiglia, in quanto la visione della bara riflessa potrebbe causare la morte dei partecipanti.
Per la cultura cinese, il bianco rappresentando l’assenza di colore è usato per i funerali. Non è un caso se si appendono alle porte fiori e foglietti di carta bianchi e i familiari del defunto indossano sul capo dei panni bianchi. Sulla bara aperta si incolla un foglio benedetto giallo e bianco per allontanare gli spiriti maligni, dietro la cassa mortuaria si addobba un altare su cui si lascia del cibo e si fanno bruciare incenso e candele. I membri della famiglia si riuniscono intorno alla bara in base alla loro posizione nella famiglia ed indossano abiti specifici in base al grado di parentela. Durante la notte un monaco recita versetti delle scritture buddiste o taoiste, si susseguono preghiere e canti. Quando il feretro viene deposto nella terra, i presenti devono allontanarsi senza guardare, i familiari gettano una manciata di terra nella tomba prima che venga coperta, il figlio maggiore raccoglie una manciata di terra in un contenitore di incenso da conservare in casa. Si ricorda infine come il nome del defunto verrà aggiunto nelle tavolette degli antenati custodite nelle case dei familiari.
Nella cultura tradizionale esistevano diversi e precisi rituali di sepoltura, nelle aree rurali era consuetudine seppellire i defunti in una tomba, in alcuni villaggi vigeva l’usanza di collocare le urne funebri sotto un albero di cipresso o magnolia. In base alle recenti norme funerali negli ultimi anni i governi locali di tutta la Cina hanno avviato una campagna di abbattimento delle tombe per incoraggiare la cremazione con cassa, con lo scopo di risparmiare le risorse territoriali ed incentivare le attività agricole. Dopo la cremazione le ceneri vengono conservate in un’urna che viene collocata nelle tombe, delle lastre di marmo decorate con caratteri rossi e dorati che indicano nome e data di morte, in una nicchia ovale viene conservata la foto del defunto.
Le principali cause di morte in Cina
Sono più gli uomini che le donne cinesi a morire e tra le principali cause di morte ci sono gli effetti dello smog che provocano circa 1,6 milioni di morti premature: i decessi per malattie respiratorie e cardiovascolatorie in Cina potrebbero essere legati all’inquinamento atmosferico da polveri sottili. Il cancro, soprattutto quello ai polmoni, è una delle prime cause di morte in Cina, oltre all’inquinamento aereo anche il fumo è responsabile delle nuove diagnosi di tumore. Gli individui più a rischio sono i poveri e gli abitanti delle aree rurali con contaminazione del suolo e delle acque. Secondo i dati resi noti da Amnesty, la Cina rimane il maggior esecutore al mondo di pene capitali: nel 2017 la maggioranza delle sentenze capitali sono state eseguite in Cina.
Anche lo stress da lavoro fa vittime in Cina dove si è registrato un significativo aumento nell’ultimo decennio dei giovani lavoratori maschi immigrati deceduti improvvisamente per Sunds (Sudden unexpected death syndrome). Si conta un allarmante numero di morti per stress da lavoro nel sud est asiatico. Le statistiche segnalano circa 600mila decessi l’anno non provocati da malattie o lesioni potenzialmente mortali ma da una brusca interruzione della respirazione nel sonno. Sono stati condotti diversi studi per ricercare i fattori eziologici della Sunds, senza rivelarne la causa certa, si ipotizzano come fattori scatenati: le lunghe ore di lavoro, la scarsa igiene, la poca ventilazione sul posto di lavoro. Non mancano casi di morti bianchi: molti lavoratori cinesi muoiono sul posto di lavoro per stanchezza dovuta ai lunghi cicli di lavoro giornaliero e per il non rispetto delle norme di sicurezza.
La cronaca nera narra di casi di turisti cinesi morti in visita in Paesi esteri ed in Italia (le Alpi sono la meta più gettonata dai ricchi turisti cinesi che amano viaggiare come rivelano alcune indagini: in media 135 milioni di persone ogni anno viaggiano fuori dai confini della Repubblica popolare). I turisti cinesi perdono la vita principalmente per incidenti stradali e per decesso naturale. Un evento tragico si è verificato lo scorso 28 aprile 2018 con 32 turisti cinesi rimasti vittime di un grave incidente in Corea del Nord; migliaia di turisti cinesi ogni anno visitano la Corea del Nord dando vita al “turismo della disperazione ” alimentato dalla curiosità di vedere quanto sono poveri i nordcoreani. Non si registrano molti casi di delitti colposi tra le comunità cinesi sparse nel mondo e tra i cinesi in patria, né vengono riportati dalla cronaca tanti casi di morte irrisolta in Cina, questo perché da popolo con una lunga storia di immigrazione all’estero i cinesi conducono una vita pacifica per integrarsi al meglio nelle comunità ospiti.