La scomparsa di una persona cara, specialmente se inaspettata, comporta alcune incombenze da affrontare nonostante il profondo dolore per questa grave perdita: una di queste è la scrittura del necrologio, detto anche necrologia, annuncio mortuario. La denominazione dipende sia dalla scelta dalle imprese di pompe funebri, sia dalla famiglia, sia che si voglia affiggere questi elementi in un piccolo centro o in una grande metropoli (in questo caso, si parla di manifesto funebre). Diciamo che è consuetudine impiegare tutti questi mezzi di comunicazione, compresa la pubblicazione sui quotidiani locali, nella sezione delle necrologie, che spesso fanno concorrenza ai più rinomati necrologi Benedini.
Nonostante chi lavora nelle agenzie di pompe funebri possa suggerire ai parenti affranti la stesura corretta di un annuncio funebre, può capitare che l’emozione prenda il sopravvento e si compilino necrologi patetici e ridicoli, tanto da far sospettare a uno scherzo di cattivo gusto. Per questo è indispensabile capire come scrivere un annuncio funebre corretto.
Storia e scopo del necrologio
Annuncio funebre, cose da sapere
Terminologia corretta per annuncio mortuario
Necrologio e manifesto di lutto, differenze
Storia e scopo del necrologio
La necrologia viene definita una forma di annuncio mortuario di lunghezza variabile, la quale deve venire pubblicata su giornali quotidiani e riviste dopo il trapasso della persona. Anticamente si era soliti fare discorsi ed elogi funebri pubblici: uno dei più famosi è quello di Giulio Cesare, ma erano riservati a gente nobile e agli imperatori, mentre la cosiddetta plebe era solita bruciare o seppellire i propri morti secondo le usanze del tempo o di una determinata religione stando in raccoglimento o organizzando una sorta di breve cerimonia privata.
La stampa rivoluzionò questa consuetudine, in quanto il necrologio si poteva stampare in modo da renderlo pubblico e avvisare non solo i parenti stretti, bensì anche gli amici e i conoscenti vicini e lontani. I dati riportati erano veramente essenziali , ovvero la data di nascita e di morte, il nome del defunto e la causa del decesso. Nel corso degli anni, questi dettagli furono arricchiti anche da foto della persona deceduta, sia di quando era ancora in vita, sia quando era già morta ma perfettamente in posa anche con altre persone.
La pratica della fotografia post mortem prese piede durante l’epoca vittoriana, ma cadde in disuso alla fine degli Anni Quaranta. Consisteva nell’immortalare il defunto in posa come se fosse vivo, seduto o con l’aiuto di supporti. Lo scopo era dare alla famiglia un ricordo fotografico e dare la possibilità ai familiari di elaborare il lutto, specie dopo la perdita di un figlio piccolo, facendo un ultimo ritratto con lui. Ovviamente, noi nati in epoca moderna sicuramente non possiamo comprendere che questa pratica era anche costosa e snervante, visto che la fotografia antica richiedeva lo stare perfettamente in posa anche per ore prima di immortalare il momento, oltre ad essere un servizio molto costoso.
In realtà, questa branca della fotografia è ancora praticata in alcune regioni del mondo e nelle chiese europee orientali sono diffuse foto di santi situati nelle loro bare. Nei cimiteri è ancora possibile vedere questo genere di foto che ritraggono bambini morti pochi giorni dopo il parto o persone adulte in piedi o sedute con lo sguardo caratteristico, una tenda come sfondo o improbabili posizioni di braccia e gambe al fine di nascondere i supporti.
Fu grazie a John Thadeus Delane editore inglese del Times, che l’annuncio funebre divenne popolare: ebbe l’idea di inserire informazioni sulla vita oltre che le foto dei defunti, mentre nel XX secolo The Economist riservò una pagina settimanale per le necrologie, in modo che i lettori potessero consultarle e capire se tra i deceduti ci fosse stato un loro conoscente o meno. Dopo alcuni anni, si aggiunsero anche gli annunci mortuari di famiglie, aziende o persone partecipanti al lutto o vicine alla famiglia durante questo triste momento.
Un annuncio funebre degno di nota è detto coccodrillo. Si tratta di un articolo di giornale commemorativo riguardante la vita di un personaggio noto. Di solito, è già confezionato, in quanto ormai l’informazione viaggia su Internet e le tempistiche di informazione richiedono articoli in tempo reale. Per fare più visite, si tende quindi a creare necrologi di personaggi famosi capaci di catalizzare l’attenzione e l’interesse del lettore al momento dell’annuncio della morte. Esso quindi è composto da citazioni, dichiarazioni, gesta positive e negative e ovviamente l’elenco di date e avvenimenti importanti, oltre che data di nascita, nome e cognome, causa del decesso e data di morte. Ci sono stati coccodrilli clamorosamente errati, pubblicati quando il personaggio in questione era ancora vivo. Il più famoso è senza dubbio quello di Le Monde: il quotidiano francese nel 1988 diede la falsa notizia del suicidio di Monica Vitti, clamorosamente smentita dall’agente francese dell’attrice e da lei stessa.
Annuncio funebre, cose da sapere
Una necrologia normale deve comprendere le generalità del defunto e una piccola biografia per omaggiarlo, però molti giornali la fanno pagare molto cara, quindi la stesura del necrologio ha acquisito l’aspetto di un annuncio informativo sobrio ma dallo stile non troppo freddo e distaccato. Si parla pur sempre della morte di un padre, di un fratello o di un figlio e per la famiglia è un dolore incolmabile.
In caso sia un annuncio di vicinanza redatto da parenti o amici, il linguaggio deve essere sobrio ma non glaciale, usando dei termini per esprimere vicinanza alla famiglia.
Terminologia corretta per annuncio mortuario
Durante la compilazione, vanno riportati i dati anagrafici della persona defunta, in particolare Nome e Cognome, il cognome del marito se si tratta di una donna o la dicitura vedova qualora il marito è deceduto precedentemente, il luogo e la data di morte.
Se il defunto aveva un titolo nobiliare o una carica importante, deve essere indicata prima del nome, usando le abbreviazioni. L’importante è non esagerare, per non diventare esibizionisti o ridicoli. Si riporteranno anche i nominativi di chi comunica la notizia, di solito i parenti stretti. Saranno loro a decidere se riportare i loro nomi di battesimo o solamente il grado di parentela. Da non dimenticare di riportare data, luogo e orario della cerimonia funebre e della tumulazione, oppure cremazione. Si consiglia di riportare anche il luogo e l’orario della camera ardente qualora la salma venisse condotta in chiesa prima di essere tumulata ed eventuale rosario, oppure se le esequie sono già avvenute in precedenza. In caso di esequie laiche, si usa la dicitura servizio funebre per indicare la cerimonia non religiosa, riportando data, luogo e orario.
La grafica dovrà essere sobria, sono permessi solamente decori religiosi o floreali, mai colori appariscenti o decorazioni fuori luogo. Si possono scrivere passi del Vangelo o in riferimento al Credo del defunto, o per evidenziare la personalità dell’estinto. Normalmente, visto che è l’agenzia funebre ad occuparsene, gli stessi elementi verranno riportati anche nella lapide. Fondamentale la scelta della foto, non obbligatoria. Ci sono varie scuole di pensiero: chi preferisce una fotografia recente, chi invece opta per una foto d’epoca (specialmente in caso di anziani).
Tutto è concesso, a patto che non raffigurino chi è passato a miglior vita in atteggiamenti ridicoli ed equivoci. Ci si deve ricordare che non si tratta di un cartellone di laurea o di uno scherzo, bensì una informazione di un decesso, una partecipazione a un lutto o per ricordare l’anniversario della morte dopo un anno, cinque anni o dieci anni. O ancora, per annunciare la Messa di commemorazione annuale, o una cerimonia commemorativa diversa in caso di Credo religioso differente dal Cristianesimo o se il defunto era ateo o agnostico. Che sia un amico, un padre, un collega o un parente stretto, il linguaggio deve essere rispettoso e mai volgare. Poche righe che riportano informazioni essenziali sono migliori delle troppe parole per rischiare una brutta figura.
Terminologia corretta per annuncio mortuario
Gli italiani sono un popolo creativo, tanto che anche davanti a un funerale da organizzare è capace di scrivere necrologi di cattivo gusto, con la complicità di imprese funebri altrettanto creative. Per una informazione corretta, ma non asettica, sarà sufficiente comunicare per la pubblicazione dell’eventuale titolo nobiliare, nome e cognome, luogo di morte e le varie specifiche del soggetto che annuncia il grave evento semplicemente con improvvisamente ci ha lasciati, si è spento/a dopo lunga malattia /serenamente ecc.
Per indicare chi diffonde la notizia, si usa la dicitura ne dà/danno il triste annuncio il marito, la moglie ecc.
L’indicazione delle esequie si indicano con termine le esequie o i funerali, perché entrambi vogliono la forma plurale.
Per chi partecipa al lutto, è consigliabile l’annuncio mortuario piuttosto che i manifesti funebri, anche per non essere plateali. L’unica eccezione è data se il deceduto aveva un ruolo di spicco nel paese o si era distinto in vita per alcune sue azioni lodevoli.
Necrologio e manifesto di lutto, differenze
La diffusione di un messaggio del genere è importante per informare le persone, quindi bisogna scegliere bene il mezzo con il quale questa informazione viaggerà. Qualora si tratti di un piccolo paese o se il defunto era conosciuto nella sua città, l’annuncio ideale è rappresentato dai manifesti di lutto in formato A2, oppure in formato A3. Essi possono essere in bianco e nero o a colori e presentare decorazioni con motivi religiosi, oppure solo testo.
Invece, se il caro estinto ha dei parenti al di fuori dal suo Comune di residenza, è bene rivolgersi ai quotidiani e ai giornali locali e nazionali per la stesura dell’annuncio, il quale verrà pubblicato nello spazio dedicato ai necrologi.
Sostanzialmente, le differenze tra i due sono queste, visto che le regole per scrivere e pubblicare questo messaggio in maniera corretta sono le stesse. La funzione è la medesima, ovvero informare la popolazione di una scomparsa, anche inaspettata o prematura. Una sorta di ultimo saluto scritto per il proprio caro, il quale non merita buffonate o errori clamorosi, come ad esempio l’uso del termine de cuius: si tratta di linguaggio giudiziario e l’idioma in latino significa persona di cui successione testamentaria si parla. Sicuramente, la formula è più adatta a una successione, non certo a un necrologio.