Spesso andando ai funerali o a messe a suffragio di defunti vengono consegnate delle immaginette dei defunti con preghiere, si tratta di foto-ricordo, in uso in alcune parti d’Italia e soprattutto al sud, il cui obiettivo è aiutare parenti ed amici ad avere un ricordo anche visivo del defunto.
Guardare la faccia di è morto, attraverso una bella fotografia da tenere sempre al nostro fianco, ci permette di sentirci più vicini al defunto e rappresenta un metodo efficacie per superare la dipartita.
Molte persone non sanno come superare un lutto, sottovalutando l’importanza che possono assumere queste immaginette per defunti.
Vi sono due tipologie: sia le foto plastificate provviste di preghiera sul retro dell’immagine, oppure foto inserite in un foglio di carta diviso in due parti e che si apre come un libro, nel quale su di un lato c’è la foto con i dati di chi è trapassato e sull’altro la preghiera, solitamente detta prima che venisse riposto nel feretro.
La consegna di questi oggetti avviene solitamente durante la funzione religiosa, celebrata in occasione del trigesimo. Vengono consegnate questo tipo di omaggi a tutti coloro che vanno a salutare i parenti, anche se questo tipo di commemorazione deve però essere distinta dalle condoglianze che vengono solitamente date nei giorni successivi al decesso. L’usanza di offrire le immagini dei defunti non è prescritta dalla religione cattolica, si tratta quindi di un rituale, o meglio di un uso, che può essere considerato sotto certi versi pagano.
Sull’immaginetta del defunto sono contenuti i dati anagrafici dello stesso, ed in particolare, oltre al suo ritratto fotografico, che può anche non essere recente, vi è la data di nascita e la data di morte.
Per scegliere l’immaginetta per defunti più adatta al contesto, si valuterà l’inserimento di una foto in cui il defunto risulta particolarmente fotogenico. Anche in caso di morte per vecchiaia, si tende a lasciare un ricordo bello della sua immagine estetica, optando per una fotografia di qualche anno prima, in cui i segni del tempo sono meno evidenti.
Solitamente questa immaginetta del defunto, in molte parti d’Italia questo tipo di memoria visiva, viene chiamata pagellina ed è conservata dai parenti stretti, figli, coniugi, genitori, nel portafogli o in borsa, in questo modo si ha la sensazione che la persona sia sempre vicina e che vegli sul loro destino. Per parenti ed amici con cui non si hanno particolari legami solitamente si usa riporle in un cassetto, anche se non manca chi le butta, perchè non sa che farsene e non vive questo lutto con particolare coinvolgimento emotivo.
Perché dietro le immaginette dei defunti vi sono le preghiere?
L’inserimento della preghiera è consuetudine, si tratta di una sorta di preghiera volta ad accompagnare il defunto verso la vita ultraterrena . Il più delle volte questa invocazione viene scelta anche in base alle caratteristiche, ovvero ai tratti salienti del defunto e alla personalità dimostrata quando era in vita.
Come le messe in suffragio, l’obiettivo è quello di pregare affinché il defunto possa raggiungere il paradiso. La scelta del testo da trascrivere sulla parte posteriore della immaginetta del defunto viene eseguita dai parenti, seguendo spesso le indicazioni suggerite da qualche addetto delle pompe funebri.
Tra le possibili preghiere, ricordiamo:
“ voi parenti e amici
questa cara memoria
richiami sul labbro vostro
una mesta preghiera”Spesso abusata invece è la preghiera:
“Non piangete la mia assenza,
sono beato in Dio e prego per voi.
Io vi amerò dal Cielo
come vi ho amato sulla terra.
(Requiem)”
oppure una versione molto richiesta in caso di morti di anziani.
“Sopravviva
la sua immagine
nella memoria di quanti
l’ebbero caro
Una prece”
Differenza tra preghiere per immaginette dei defunti ed epitaffio
Le preghiere per immaginette dei defunti devono essere distinte dall’epitaffio. Quest’ultimo infatti rappresenta un’iscrizione funebre il cui obiettivo è ricordare il defunto. Solitamente l’epitaffio viene scritto sulla tomba, tramite incisione su marmo, oppure con pergamene apposte sul marmo. Non deve trattarsi per forza di una preghiera o comunque di una frase a sfondo religioso, infatti, spesso si scelgono poesie, frasi di filosofi, pensieri dei parenti. In molti casi è lo stesso defunto, ovviamente prima di morire, a decidere l’epitaffio da iscrivere sulla tomba al momento della morte e spesso ve ne sono anche di ironici e divertenti. L’epitaffio, infatti, non deve intristire, deve essere semplicemente un ricordo del defunto che rispecchi il più possibile la sua personalità.
Tra gli epitaffi divertenti ad esempio si ricorda quello da Dorothy Parker una giornalista di Vogue morta nel 1967 e che ha scelto “scusate la polvere” tipica frase femminile, Walter Chiari invece ha preferito” Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato”, Gianfranco Funari, fumatore incallito, ha voluto “ho smesso di fumare e manco da qui taccio”, Franco Califano “non escludo il ritorno”. Di sicuro divertente, anche se non riguarda un personaggio famoso, è la lapide dedicata a Lonza Ciurga Gertrude, deceduta nel 2005, e che reca la scritta “ Qui riposa la mia amata suocera. Signore ricevila con la stessa gioia con cui te la mando”