L’inumazione dei resti mortali è obbligatoria?

inumazione

Inumazione del defunto: dopo quanto la si fa?
Pratica dell’inumazione: dove si fa?
Inumazione: quanto profonda dev’essere la fossa?
Inumazione: si fa solo con gli uomini o anche con gli animali?

 

L’inumazione è una parola che deriva dal latino tardo “in-humare”, che indica l’atto di seppellire una salma nel terreno.

In ambito funerario questa parola viene utilizzata proprio per indicare il momento in cui il corpo viene posto in una tomba a terra, in genere dopo la fine del funerale se è previsto l’accompagnamento al cimitero e non la cremazione.

Il contrario di inumazione invece è riesumazione, con la quale si intende l’attimo in cui il cadavere, dopo un certo periodo di tempo o per altri motivi (esempio: un’indagine in corso in cui è necessario ricavare una parte del DNA dal corpo per confrontarlo con uno già esistente, come ad esempio quello del sospettato), viene rimosso dalla tomba per essere trasferito in un ossario o in un laboratorio specifico per l’autopsia.

Sepoltura per inumazione: perché la si fa ad una salma?

L’inumazione dei morti, così come la cremazione e la deposizione dell’urna in un loculo, viene fatta non solo per avere un luogo in cui andare a trovare il proprio caro dopo la sua morte, ma anche per motivi igienici.

Dopo il decesso infatti, il corpo umano, a meno che i famigliari non lo facciano cremare o imbalsamare per rispettare le ultime volontà espresse dal defunto, inizia lentamente a decomporsi, passando da salma (il corpo esanime che viene esposto per tre giorni all’interno di una camera mortuaria) a cadavere (il corpo di cui è stata accertata la morte) fino ad arrivare al resto mortale.

Normalmente il processo di mineralizzazione avviene vent’anni dopo la morte, se il feretro è stato posto all’interno di un loculo, o dieci anni se invece è stato inumato.

La mineralizzazione è la penultima fase del fenomeno della decomposizione ed è contraddistinta da resti ossei legati ancora debolmente tra di loro dalla cartilagine.

Le altri fasi, che avvengono in precedenza, sono la mummificazione e la saponificazione.

Se la concessione della tomba è scaduta, in entrambi i casi è necessario procedere con la cremazione dei resti perché per ragioni igieniche non è possibile porli direttamente in un ossario e consegnare l’urna ai famigliari o, se ce n’è la possibilità, rinnovare la concessione della tomba di modo da reinumare i resti per permettere loro di completare il ciclo di consunzione.

Inumazione del defunto: dopo quanto la si fa?

L’inumazione del defunto, salvo casi particolari (esempio: il corpo viene donato ad un istituto di ricerca, come quello di Zurigo, per gli studenti di medicina e gli aspiranti chirurghi), dev’essere fatta subito dopo il funerale, quindi al massimo entro tre giorni.

Tuttavia non è obbligatoria, perché se lo preferisce, la famiglia può richiedere che il corpo non venga sepolto a terra, ma cremato oppure collocato all’interno di una celletta per i defunti.

La richiesta dell’inumazione di una salma, se non è inclusa nei servizi dell’agenzia di pompe funebri scelta, dev’essere inoltra all’ufficio cimiteriale del comune in cui era domiciliato il defunto.

Di solito il tempo definito per l’inumazione è di 10 anni, questo per consentire ai cadaveri di completare il processo di mineralizzazione. In alcuni comuni, come ad esempio quelli più grandi, questo tipo di sepoltura non prevede la continuità nel tempo.

Inumazione primaria e secondaria: quali sono le differenze?

L’inumazione primaria è la sepoltura a terra che viene fatta subito dopo il funerale o, in casi più rari, dopo un intervento chirurgico in cui siano stati amputati degli arti, mentre l’inumazione secondaria è il seppellimento che, in genere, viene fatto dopo che il corpo è stato riesumato per effettuare degli accertamenti in laboratorio o prelevare un campione di DNA.

Inumazione di parti anatomiche: perché si fa?

L’inumazione delle parti anatomiche, anche nel caso in cui il proprietario sia vivente e non si opponga, viene fatta perché le mani, così come le gambe e i piedi amputati, sono parti riconoscibili del corpo, pertanto non possono essere bruciate nell’inceneritore insieme agli altri rifiuti ospedalieri o provenienti da interventi chirurgici.

Lo stesso principio, da qualche anno, viene applicato anche agli embrioni e ai feti, frutto di aborti spontanei o indotti, che come gli arti, in alcuni cimiteri hanno un settore riservato.

Pratica dell’inumazione: dove si fa?

L’inumazione si fa in una fossa scavata nella terra, mentre se invece il feretro viene riposto all’interno di una celletta per i defunti e non direttamente nel terreno, in quel caso la pratica prende il nome di tumulazione.

L’inumazione, insieme alla cremazione, è una delle più antiche pratiche di sepoltura di cui si è a conoscenza: le prime testimonianze risalgono nientemeno che al Paleotico quando, pur non avendo ancora formulato ipotesi sulla vita nell’aldilà, i primi ominidi iniziarono a seppellire i loro morti nella nuda terra per proteggerli dalle incursioni degli animali selvatici e, nel contempo, impedire nei loro villaggi la diffusione di malattie.

Questa pratica è stato osservata anche in alcune sepolture egizie dell’Antico Regno, fino a quando, tra il Medio e il Nuovo Regno, le tecniche di sepoltura diventarono più complesse e fece la comparsa anche la mummificazione, inizialmente riservata solo al faraone, poi diventata comune anche tra i nobili e i sacerdoti.

inumazione nel paleolitico

Presso gli antichi Greci e gli antichi Romani, anche se la cremazione giocava il ruolo della padrona assoluta a causa della sua presenza in alcuni famosi miti, come quello di Ercole e Deianira, anche il rito dell’inumazione era considerato molto importante, tanto che più tardi venne ripreso dai primi Cristiani e con modalità che si possono osservare ancora oggi nei funerali moderni.

La cremazione invece, proprio perché era considerata un tratto distintivo dei pagani, venne guardata con sospetto per diversi anni e, nel Medioevo, arrivò ad essere bollata come sacrilega in quanto andava contro il principio della resurrezione del corpo e dell’anima.

Dal Medioevo fino all’Illuminismo l’inumazione diventò quindi il principale modo per dare sepoltura ai morti, mentre per la cremazione, malgrado alcuni seguaci dei Lumi scelsero di farsi cremare proprio per andare contro lo strapotere della Chiesa, si dovette aspettare fino al Concilio Vaticano II perché tornasse ad essere riabilitata e accettata dalla comunità ecclesiastica.

Inumazione: è un rito funebre cattolico o ebraico?

L’inumazione è un rito funebre cattolico che, come abbiamo visto, affonda le sue radici nelle tradizioni pagane dell’antica Roma.

Gli antichi Ebrei invece, come illustrato anche nella storia di Gesù, praticavano la tumulazione dei resti mortali all’interno di tombe scavate nella roccia e chiuse da una grande pietra per impedire non solo il trafugamento del corpo, ma anche la fuoriuscita di miasmi.

Per quanto riguarda l’odierno funerale ebraico, la cremazione non è accettata e la tumulazione è praticata solo in casi molto rari, mentre la sepoltura a terra è l’unica ad essere ammessa.

Il funerale musulmano invece, al contrario di quanto avviene nel funerale cattolico e in quello ebraico, non prevede l’utilizzo di bare, ma il corpo viene inumato direttamente in una buca scavata nella terra e coperto con assi.

L’inumazione, proprio perché la cremazione non è accettata per motivi religiosi ed etici, è molto diffusa tra gli Ebrei e i Musulmani, mentre tra i Cristiani, dopo anni in cui aveva giocato un ruolo fondamentale, ha cominciato ad essere soppiantata dalla cremazione per ragioni economiche e di spazio nei cimiteri.

Inumazione: quando dev’essere profonda la fossa?

La fossa, secondo quanto riportato dalle leggi attualmente in vigore in Italia (articolo 72 del regolamento della polizia mortuaria) dev’essere profonda almeno 2 metri e, nella parte più profonda, deve misurare almeno 2,20 metri, mentre la larghezza dev’essere di almeno 80 centimetri.

Di solito a scavarla, a meno che l’agenzia delle pompe funebri non includa un servizio di scavo, sono gli operai addetti alla manutenzione e alle gestione dei servizi cimiteriali del Comune.

Lo scavo, per motivi organizzativi, in genere viene effettuato 24 ore dopo la dipartita del defunto.

Inumazione: differenza con la tumulazione

La tumulazione, a differenza dell’inumazione, prevede la sepoltura del feretro all’interno di un manufatto, come ad esempio una celletta per i defunti, un loculo, un’edicola o una tomba di famiglia.

Inumazione: differenza con l’esumazione

L’esumazione, o riesumazione, è un lavoro cimiteriale in cui il defunto, trascorsi 10 anni dalla sepoltura, viene dissepolto dal terreno per essere successivamente cremato oppure riposto all’interno di un ossario.

I più famosi campi di inumazione

Il più famoso campo di inumazione è senza dubbio quello del cimitero di Picpus, situato a Parigi, in Francia.

Qui infatti, durante il periodo del Terrore, vennero sepolti, all’interno di fosse comuni, tutte le persone che passarono sotto il filo della ghigliottina.

Secondo le ultime stime, anche se risultano inesatte perché la conta è tuttora in corso, in queste fosse scavate nel terreno e coperte in seguito con calce viva vennero sepolte più di 1306 persone, di età compresa tra i 14 e i 90 anni.

Tra i ghigliottinati celebri e che si trovano in questo gigantesco campo di inumazione troviamo André Chenier, un poeta francese di origini turche che ha ispirato anche il dramma di Umberto Giordano Andrea Chenier, e le Suore Carmelite di Compiègne, che oggi sono venerate come martiri dalla chiesa cattolica.

Le fosse comuni del cimitero di Picpus sono anche un famoso esempio di inumazione collettiva, che in genere avvengono quando il numero dei morti raggiunge una cifra tale da non poter permettere sepolture collettive, come nel caso di esecuzioni di massa, di guerre e di pestilenze.

Inumazione: è un momento toccante?

L’inumazione è un momento che tocca profondamente i parenti del defunto, proprio perché rappresenta il momento estremo dell’addio definitivo, tuttavia le reazioni possono essere diverse.

In alcuni casi, per esempio, soprattutto se i soggetti che vi assistono sono molto sensibili, si sono verificati anche svenimenti oppure scene di pianto tali da spezzare il cuore.

Inumazione: quanto dura?

A differenza del funerale, che a seconda del rito religioso scelto può durare dai sette ai tre giorni, l’inumazione è molto breve e, di solito, a meno che non intervengano imprevisti di varia natura, può durare tra i quindici e i trenta minuti.

Esistono bare speciali per inumazione?

Sì, esistono anche bare speciali per l’inumazione, anche se in sé sono utilizzate da meno di dieci anni: sono le bare in foglia di mais e le bare di cartone, che oltre a costare di meno, non inquinano né tanto meno rilasciano nell’ambiente componenti dannosi come vernici e chiodi arrugginiti.

Queste bare, in alcuni casi, hanno l’aspetto di cestini di paglia, molto gradevoli a livello estetico, mentre più spesso, grazie anche al miglioramento delle tecniche di lavorazione, se non si conosce la verità possono sembrare a dei feretri più pregiati, come quelli in legno di ciliegio, frassino o rovere.

Le casse di zinco invece vengono utilizzate per lo più nelle tumulazioni, in quanto questo materiale, oltre ad essere resistente, è particolarmente indicato per impedire la fuoriuscita di liquidi mortuari e miasmi.

Inumazione: si usa una posizione particolare?

No, a differenza della Preistoria, dove si prediligeva l’utilizzo della posizione rannicchiata, oggi nell’inumazione non si usano più posizioni particolari in quanto, fatta eccezione per il funerale musulmano, il defunto viene collocato in posizione dritta all’interno di una bara.

Quanto costa inumare una salma?

Inumare una salma, a seconda delle agenzie funebri, costa da un minimo di 2’200 euro se si desidera un funerale semplice e senza fronzoli fino ad arrivare a sfiorare i 15’000 euro se invece si decidono di fare le cose in grande e di non badare a spese.

A queste spese inoltre va aggiunta quella della concessione del terreno, che a seconda del numero di anni (10,20,50, ecc.), può avere prezzi più o meno significativi, ma anche in questo caso occorre preventivare cifre a partire dai 1000 euro in su.

C’è anche però da dire che, a differenza della tumulazione, l’inumazione costa in media 400 euro in meno. E, a differenza della vestizione, degli addobbi floreali e del carro funebre, non incide più di quel tanto sul prezzo complessivo del funerale.

In alcuni casi, e tra i Paesi in cui riscontriamo questa pratica c’è anche l’Italia, l’inumazione è gratuita. Questo tipo di sepoltura, che di solito avviene alla fine dei cosiddetti funerali sociali, viene concessa ai senzatetto, agli indigenti e, più in generale, alle famiglie che, per motivi economici o per altri, non possono permettersi di pagare il funerale di un proprio caro.

A sobbarcarsi i costi dei funerali degli indigenti in genere è il comune di domicilio del defunto.

Gli indigenti, proprio perché considerati tali, non possono essere sepolti all’interno di tombe private o tumulati, altrimenti si commetterebbe un danno erariale nei confronti del Comune.

Inumazione: si paga una tassa per garantire il servizio?

Sì, per garantire il servizio di inumazione si paga una tassa al comune di domicilio del defunto, che in genere va dai 400 euro in su.

Chi si occupa dell’inumazione?

Dato il numero elevato di pratiche da sbrigare, di solito è l’agenzia delle pompe funebri che prende in carico l’inumazione e che si occupa di organizzare tutto il servizio e di contattare il comune in cui era domiciliato il defunto.

Esiste anche un contratto in cui, a seconda del comune in cui risiedeva il deceduto, riporta non solo il costo per il posto a terra, ma anche la durata della concessione, che può essere da un minimo di 10 fino ad un massimo di 50 anni (in genere per le tombe con cassone di cemento), anche se ci sono dei casi in cui è possibile la sepoltura perpetua o della durata di 100 anni.

Per le tombe ad inumazione con durata di 10 anni non è possibile scegliere il posto per il defunto, in quanto viene assegnato d’ufficio e in base ai posti disponibili, mentre per le sepolture a terra con durata superiore (dai 30 anni in su), si può scegliere se acquistare un secondo posto accanto alla tomba del defunto per seppellire in seguito il coniuge, i figli o i parenti più stretti, o seppellire due salme nella stessa tomba.

L’inumazione viene regolamentata dal Regolamento Comunale in materia cimiteriale. Il pagamento della concessione dev’essere versato pressi la tesoreria comunale.

Si fa sempre la cremazione dopo l’inumazione o non è necessario?

No, la cremazione dopo l’inumazione non si fa sempre, perché se lo desiderano, i parenti che non intendono rinnovare la concessione della tomba a terra possono decidere di depositare i resti ossei del proprio caro in un ossario.

L’inumazione di un’urna cineraria, molto frequente nel caso delle tombe di famiglie che contengono più defunti e che sono posti a terra, di solito avviene pochi giorni dopo la cremazione del feretro e lo svolgimento del funerale.

Inumazione: è un sistema ecologico o non centra nulla con l’ambiente?

L’inumazione di per sé non ha legami con l’ambiente o con l’ecologia, ma se i famigliari lo desiderano, possono optare per delle bare ecologiche per far sì che i resti del proprio caro e il suo feretro non abbiano un impatto importante sull’ambiente.

Inumazione: si fa solo con gli uomini o anche con gli animali?

L’inumazione può essere fatta anche con gli animali, ma a differenza di quello che avviene con gli uomini, di solito viene eseguita in forma privata e all’interno di un giardino oppure di uno spazio verde, come un cimitero degli animali, in cui sia permesso farlo senza rischi per l’ambiente.