Il calvario delle persone in lutto viene sottolineato dalla marcia funebre che è la massima espressione del cordoglio e quindi un elemento essenziale di ogni funerale solenne.
La marcia funebre nasce in ambito militare, dove il ritmo deve segnare il passo dei soldati o la loro sfilata nelle parate. Fu introdotta nella musica classica da Wagner per riassumere la vita e sottolineare la tragica morte di Sigfrido, dalla tetralogia L’anello del Nibelungo. In questo brano Wagner esprime il pianto eterno per l’eroe e la terribile caduta degli dei intesa come fine della monarchia a favore della repubblica.
Ricordiamo Jone che viene suonata in Sicilia il venerdì santo in processione dietro il Cristo morto. E’ una riduzione composta nel 1858 dal Maestro Francesco Peruzzi, inspirata alla meravigliosa opera “Jone”. Si tratterebbe di un dramma in lirica, suddiviso in quattro atti, realizzato da Giovanni Peruzzini e con la collaborazione musicale del bravissimo Enrico Petrella. Quest’ultimo scrisse circa 25 opere, visse di povertà negli ultimi anni e morì di diabete nel 1877. Gli ottoni sono particolarmente importanti nello svolgersi di questa marcia, presentando una forza nel timbro fuori dal comune e per questo assai gradita agli orecchi più fini.
La più nota fra le marce dei funerali più classiche è sicuramente la Sonata n. 2 op. 35 in si bemolle minore di Fryderyk Chopin. Il musicista realizzò questa composizione 19 anni prima di Peruzzi, nel 1839.
Tra le più importanti nel mondo, soprattutto se consideriamo quelle marce composte per pianoforte, può essere considerata la “marcia funebre” per antonomasia, una volta che è stata tradotta per banda. Rispetto alle musiche di Beethoven si è persa quasi del tutto l’accezione più eroica e gloriosa, in quanto nel trio chopiniano traspare al più una sconfitta, considerata solo da alcuni una preghiera, ma più in generale un arraggiamento molto triste, quasi un’umanizzazione della morte, dall’altissimo contenuto emotivo.
Abbiamo poi la marcia funebre dell’Eroica è nel suo genere uno dei primi brani grandiosi da concerto di Beethoven che aderisce agli ideali della Rivoluzione e mutua dai compositori dell’epoca rivoluzionaria il tema della morte eroica. La Marcia funebre sulla morte d’un eroe (1800-1801) che è il terzo movimento della Sonata per pianoforte n. 12, una delle più popolari del secolo. La marcia funebre dell’Eroica è poco idonea all’impiego nei cortei, a differenza di quella della Sonata n. 12, che resta l’unico movimento di una propria sonata orchestrato da Beethoven e che sarà eseguita al funerale dello stesso compositore.
Infine abbiamo Mozart che compose la Kleiner Trauermarsch in do minore K. Nel 1784, fu scritta per una allieva, Fräulein Ployer, che la conservò nel suo album. Nonostante abbia il sottotitolo scherzoso di “Marcia funebre del Sigr Maestro Contrappunto”, è una musica raccolta e grave, in cui alberga un dolore intenso ma senza disperazione.
Quando e perché si suona una marcia funebre?
Generalmente le marce funebri vengono eseguite in occasione del Venerdì santo, ma vengono anche eseguite nelle chiese per la morte di personaggi importanti, meno richieste nei funerali importanti o anche nei teatri durante le commemorazioni.
Come si svolgono i riti funerari nel mondo?
In Mali i funerali sono eventi comunitari dove i maghi, o sciamani, sono i riferimenti spirituali. La collettività partecipa con lamenti, che spettano alle donne, e pianti. La cerimonia è scandita dalla musica, sempre di strumenti a percussione, dal tono lugubre e ossessivo, potremmo definirla una marcia funebre.
In Africa la “marcia funebre” è accompagnata da una danza su un motivo ritmato. Si porgono doni alla famiglia, gli sciamani mascherati conducono la cerimonia e si eseguono scene teatrali” della vita del defunto.
Nel nostro continente in genere le marce funebri, laudatio funebris, sono per lo più riservate ai personaggi importanti ed è raro che le si esegua per funerali in famiglia. Le lamentazioni vengono manifestate dal dolore e, almeno fino a poco tempo fa, dall’abbigliamento, per lo più di colore nero. Il pianto è una componente ancora comune e nell’Italia del Sud può capitare ancora che si invitino donne che piangono su commissione.
E’ più facile che in Europa le persone usino queste melodie funebri come suonerie del telefono perché lo ritengono simpatico e per nulla di dubbio gusto, ma non è raro sentirle impiegate anche negli arrangiamenti musicali degli spettacoli teatrali.
Tornando alle marce funebri nel resto del mondo, la più nota è quella americana “Amazing Grace”. Nei funerali americani di solito si celebra la funzione in chiesa o in una “funeral home”, vale a dire in uno spazio che fa capo all’impresa che si occupa del funerale. Ci sono cori, organo e voci soliste e si pronunciano discorsi commemorativi.
Nella tradizione irlandese la veglia funebre è detta the wake ed assomiglia quasi ad una festa. La veglia si svolge la notte prima del funerale in casa del defunto, e con il suo corpo presente, e può essere accompagnata da vari riti, ad esempio gli orologi vengono fermati e gli specchi coperti.
Durante la veglia si gioca, si mangia, si balla, si gioca e si prega ricordando il defunto.
Nei funerali celtici la ritualità è grosso modo la stessa, si tiene una sorta di party e si osservano alcune tradizioni come coprire gli specchi, lasciare porte e finestre aperte, sciogliere i nodi ed imbandire la tavola. C’è poi il lamento funebre “keenning“ che doveva iniziare solo dopo la preparazione della salma per evitare di invocare gli spiriti maligni.
Esaminiamo l’esecuzione delle marce funebri
Solitamente sono caratterizzate da una prima parte molto lenta e triste, dove il tempo è scandito dalla grancassa insieme al basso tuba, poi c’è il corno. Seguono poi le dolci armonie dei clarinetti che trovano risposta nel controcanto affidato al sassofono tenore e al flicorno baritono.
In chiesa l’esecuzione è affidata all’organo mentre nei cortei troviamo anche pifferi e tamburi come la sera del Martedì grasso, come chiusura dello Storico Carnevale d’Ivrea in cui si suona la marcia funebre.
In varie parti d’Italia nel venerdì santo si leva il canto straziato dei filicorni, ma anche lo squillo imponente delle trombette, accompagnate dalla melanconica meodia dei clarinetti, il tutto contornato dall’inesauribile e scandito ritmo dei bassi e dal martellare severo delle percussioni generate dal colpire le pelli tese delle casse e del tamburo.
Nella lista di marce funebri dedicate alla Settimana Santa, esistono alcune realmente indimenticabili, perchè hanno scandito il succedersi di intere generazioni. Tra queste è impossibile non citare:
“Una lacrima sulla tomba di mia madre”, realizzata da Alberto Vella,
Ricordo Triste di Lombardo,
Doloroso Addio di Aiezza,
Sconforto di Falco,
Dolores di Orsomando,
Pianto Eterno di Quatrano, dedicata a Domenico Morelli di Caravaglios,
Marcia Funebre di Confreda
Nell’isola siciliana vi è una grande tradizione musicale legata alle tradizioni della Settimana Santa, lo stile delle marce funebri eseguite è più veloce e con toni piuttosto alti.
Nella splendida Sorrento e un po’ in tutta la zona amalfitana l’attenzione verso la musica di banda è molta. Di conseguenza se vi ha voglia di ascoltare le migliori marce funebri del sud Italia sarebbe auspicabile fare una visita nella città campana a picco sul mare, assai nota per i suoi grandi limoni.
E infine può una marcia funebre essere allegra e ironica?
La risposta è Sì, visto che esiste quella scritta da Lord Gerald Berners, con particolare dedica “alla morte della zia ricca”. Si tratta infatti di un brano assai difficile da eseguire, composto per pianoforte, etichettato come un “Allegro giocoso” e quindi decisamente più veloce e originale rispetto alle marcette funebri a cui siamo abituati.