La morte apparente, anche se a molti può sembrare una credenza popolare, rappresenta un fenomeno che accade. Tra i casi più famosi accaduti nel mondo, spesso anche documentati, ricordiamo quello avvenuto in Scozia a Marjorie McCall.
La donna, deceduta nel 1705 a causa di una febbre di origine sconosciuta, venne seppellita in fretta per evitare il propagarsi della malattia. Al dito le era stato lasciato un anello prezioso che a causa degli arti gonfi non era stato possibile sfilare.
La sera dopo il funerale due saccheggiatori di tombe, venuti a conoscenza dell’anello, giunsero alla sepoltura e iniziarono a scavare per estrarre il gioiello dal dito della donna. I due aprirono la bara e mentre stavano tentando di sfilare l’anello vennero spaventati dalle urla della morta.
Anche in tempi recenti ci sono stati casi di morte apparente per fortuna finiti a lieto fine. Memorabile ad esempio è il caso di Carlos Camejo, venezuelano trentatreenne, dichiarato morto in seguito ad un incidente stradale. L’uomo venne condotto in obitorio e si svegliò durante l’autopsia mentre gli stavano incidendo il viso per eseguire le prove di convalida del decesso.
In Italia, invece, uno dei casi eclatanti di morte apparente è accaduto a Napoli. Un uomo di 48 anni è stato dichiarato morto dai medici in seguito ad un arresto cardiaco. Come di consueto i familiari hanno organizzato il funerale per il giorno seguente e dopo la messa la bara è stata sigillata e tumulata nel cimitero della città.
Il giorno stesso, dopo circa 2 ore dalla tumulazione, per puro caso il figlio 18 enne si era recato al cimitero per piangere sulla tomba del padre. E’ stato così che ha sentito gemiti e rumori provenire dall’interno. Il giovane ha chiamato subito la madre che è accorsa sul posto. Grazie all’intervento dei vigili del fuoco la bara è stata aperta e l’uomo ha potuto riabbracciare i suoi cari, in quanto era ancora vivo ed era stato dichiarato deceduto per errore. Anche se in questi casi come questo l’errore dei medici è evidente, la storia ha insegnato che difficilmente il corpo medico possa pagare questi errori “mortali” di valutazione.
Come mai succedono questi casi di morte apparente
Una delle ipotesi avanzate su questo che viene considerato un fenomeno biologico è che si possa trattare di una sincope, di una folgorazione o di manovre di rianimazione. Infatti, l’eccessiva ventilazione del paziente può causare un aumento della pressione nei polmoni e una riduzione dell’afflusso di sangue al cuore che per questo motivo potrebbe anche interrompere le sue funzionalità sino ad arrivare ad un arresto cardiaco.
Un’altra ipotesi è che possano arrivare al cuore in ritardo i farmaci somministrati nella speranza di far continuare a vivere il soggetto, facendo in modo che il suo organo vitale si rimetta temporaneamente in movimento. Infine, la morte “finta” può avere a che fare con i livelli di potassio presenti nel sangue. Alcuni farmaci, utilizzati per abbassare il quantitativo di potassio presente nel corpo, possono causare aritmie anche fatali, che sarebbero in grado di rimettere in movimento il cuore.
Morte apparente detta anche Sindrome di Lazzaro
Nota anche come sindrome di Lazzaro, la morte apparente si può descrivere come un’interruzione temporanea delle funzioni vitali, che dura in genere solo per breve tempo, anche se come detto prima, in molti casi i deceduti si sono risvegliati e hanno ripreso completo possesso delle funzioni vitali. Avviene in sostanza una specie di “resurrezione” del soggetto, anche se si tratta di persone che non avevano mai smesso di vivere. Di qui si spiega l’accezione Sindrome di Lazzaro, come ad indicare l’avvenuto di un miracolo, simile quello narrato nella Bibbia.
Come si stabilisce che uno è morto
La morte di una persona si stabilisce come segue:
- Verificando se vi è assenza di attività elettrica corticale, da controllare ogni trenta minuti per tre volte
- Effettuando una prova di apnea, in cui la misurazione del ph sanguigno deve essere minore di 7,4 e la pressione parziale di anidride carbonica superiore a 60 mmHg
- I riflessi dei nervi cranici devono essere assenti
- La temperatura corporea dovrà stabilirsi al di sotto dei 24°
La constatazione della morte deve essere fatta da un medico legale, che provvede a stabilire le cause della dipartita, eventualmente anche tramite autopsia.
Che cos’è la catalessi
Anche la catalessi può essere associata alla morte apparente. In realtà si tratta di una malattia di origine nervosa caratterizzata da rigidità muscolare e postura fissa, con ridotta sensibilità al dolore. I sintomi sono rigidità del corpo e degli arti, assenza di controllo muscolare, mancanza di risposte evidenti, rallentamento delle funzioni corporee, difficoltà anche del respiro.
La durata della catalessi può variare da pochi minuti a svariati giorni, anche se quest’ultimo caso accade abbastanza raramente. La causa della catalessi in genere è causata da una condizione patologica del sistema nervoso, generata da una emozione a livello mentale. Questo fenomeno può quindi svilupparsi a seguito di episodi particolarmente traumatici, come la scomparsa di un amico molto caro, oppure ad esempio dopo aver subito un incidente o essere stati vittime di uno stupro.
Cosa riferisce di aver provato chi si è risvegliato?
Nel mondo sono tanti i casi accaduti di persone che si risvegliano nel bel mezzo del funerale, alcuni prima di essere messi nella bara, altri addirittura dopo essere stati seppelliti. Alcuni sono riusciti a salvarsi, altri invece non ce l’hanno fatta e sono stati seppelliti vivi, anche quando il loro sistema nervoso era funzionante. In ogni caso la sofferenza fisica ed emotiva risulta notevole.
Chi ha vissuto l’esperienza della morte apparente e si è invece risvegliato ha raccontato le sensazioni provate mentre giaceva immobile e privo di conoscenza. Il pensiero di aprire gli occhi e trovare il buio ovunque è stata probabilmente la cosa più spaventosa per chi ha vissuto questa esperienza.
Dai racconti fatti da persone che si sono risvegliate appare evidente come il terrore maggiore è derivato proprio dal non sapere dove si è in quel momento e dalla percezione di claustrofobia provata in tale circostanza.
I 7 minuti dopo la morte
Si parla tanto dei famosi 7 minuti dopo la morte, ma di cosa si tratta? E cosa accade al cervello in questi fatidici 420 secondi così preziosi? Sembra fantascienza, ma non è così, poiché ci sono studi che dimostrano come il cervello resti attivo per almeno 7 minuti dopo che gli altri organi hanno smesso di funzionare ed è stato accertato il decesso dai medici.
A questo punto, se è vero che la mente resta vigile anche quando il corpo non dà segni di vita, molti potrebbero aver avuto la consapevolezza di essere morti. Quando si muore il sangue smette di arrivare al cervello e il cuore tecnicamente dovrebbe cessare di battere.
Invece, alcuni studi hanno permesso di accertare che si verifica una specie di scossa che produce un breve stato di attività neuronale. Questo preciso processo potrebbe coincidere con quello che la fisica definisci la coscienza vigile della persona.
Nei casi di risveglio, che sono davvero tanti e in tutte le parti del mondo, la sensazione di trovarsi ad essere testimone di una simile vicenda lascia sbigottiti. In alcuni casi è accaduto che persone decedute si sono risvegliate mentre amici e parenti erano presenti al funerale, il che spesso ha seminato il panico fra la gente, che in parte è svenuta e in altri casi ha subito shock per il resto della vita.
Cosa è la Tatofobia
Si tratta della paura di essere seppelliti vivi e di risvegliarsi in una bara senza via d’uscita. Viene detta tafofobia, una forma estrema di claustrofobia comune a molte persone, che inorridiscono all’idea di ritrovarsi in spazi ristretti, perché questo causerebbe in loro attacchi di panico associati a problemi di respirazione. Visto che sono numerosi i casi di risvegli da morte apparente è stato stabilito un tempo di osservazione del presupposto “cadavere” che ha la durata di quarantotto ore e dovrebbe rappresentare il tempo oltre il quale un corpo viene definitivamente considerato spirato e quindi pronto per essere inserito in una bara. Eseguito un ecg (elettrocardiogramma) sul corpo, si potrà quindi stabilire se sia morto cerebralmente, qualora questo risulti piatto a distanza di 2 giorni.
Quali religioni sono convinte che l’anima continui a vivere
In molte religioni l’anima rappresenta la parte spirituale ed eterna di un essere vivente, che viene considerata separabile dal corpo in quanto distinta dalla parte fisica. Il concetto che l’anima continua sopravvive anche dopo la morte è quello che accomuna molte religioni monoteiste, la prima delle quali è il cristianesimo, seguita però dalla religione ebraica e da quella induista, le quali condividono questo medesimo concetto. L’’anima per queste e altre religioni continua a vivere dopo la morte fisica della persona, lasciando un messaggio ottimista ai soggetti e spronandoli a comportarsi bene nella vita terrena, così da godere di una vita nell’aldilà di gioia e serenità.